Al di là del filo – 1993/1994

Il Tempo Roma, 1 dicembre 1994

…Attraverso il solco simbolico, si propongono le vite di due scrittrici, Ingeborg Bachmann morta a Roma nel 1973 e Etty Hillesum morta ad Auschwitz nel ‘43. I personaggi nello spostamento emblematico, diventano Donna e Angelo; si confrontano nei sentimenti e la necessità che hanno di identificarli in ogni possibile dimensione: La verità che aveva espresso la Bachmann nei suoi scritti diventa l’assunto dello spettacolo: “non si muore di malattia ma si muore di ciò che ci viene fatto”. Una frase che è un segnale forte e drammaticamente teso, proposta da due attrici in una prova intensa, sottolineata, disperata… (Dante Cappelletti)

L’Unità Roma, 25 novembre 1994
La poesia affilata della Inversi

Quale poesia dopo Auschwitz? E’ da questa domanda che Maria Inversi, autrice e regista di Al di là del filo muove i suoi passi senza curarsi di diffide e sarcasmi. La poesia deve essere affilata, e perché si affili compare, sulla nuda scena, un angelo di nome Etty Hillesum….E’ la fantasia di un incontro tra la donna scomparsa nel lager e la scrittrice Austriaca I. Bachmann. Incontro, o reincarnazione, dato che l’una porta a compimento quel che all’altra non fu consentito di compiere. Scriveva la Bachmann: “L’Io non è più nella storia, ma è la storia, oggi a essere nell’Io”. Intercambiabili all’inizio della performance, le due entità, Io e storia, si avvicinano si mutano in presenze, in persone senza d’altronde mai diventare personaggi. La metamorfosi è graduale. Le identità affiorano con discrezione, sempre lasciando un margine di ambiguità. Infine il rapporto tra le due donne diviene rapporto nel senso pieno, amicizia. Dall’immaginazione all’autobiografia, dall’universale al privato compare anche una presenza maschile, e il linguaggio, contaminando ironicamente pulsioni arcaiche e dramma borghese, dalle grandi domande cade nelle strettoie del quotidiano. E’ tale insorgenza maschile, identificabile con lo scrittore Max Frisch…a spingere l’uno nelle braccia dell’altro i due dolori femminili, lo storico e il privato. Così ritroviamo in un dialogo ravvicinato, le due donne alleate. Per subito tornare alla distanza, al contrasto tra luce e ombra, alla supplica di rivivere in un corpo e in una scrittura. Il congegno della Inversi va dal grande al piccolo e dal piccolo al grande. Con un monito, una tensione etica, che ci riportano ai lager presenti e alla necessità di neutralizzarli… (Marco Caporali)

Noi donne – Teatro 1995
Dialogo oltre la morte

Con una scrittura generosa e leale che non è mai esercizio di stile ma nasce da necessità profondissime e dall’esigenza di riflettere sui grandi temi dell’esistenza… Al di là del filo ci parla di un incontro assolutamente immaginario tra le due donne sulle rispettive posizioni riguardo all’amicizia, all’amore, alla morte. Ma sbaglia chi pensa di trovarsi in un teatro dei sentimenti, qui nella scrittura e nello spettacolo di Inversi, la voglia di vivere dell’ “angelo” Hillesum e l’incontenibile desiderio di morte della “donna” Bachmann, hanno un respiro più ampio e universale. Che è poi quello della Storia e della Poesia. “Non si muore di malattia, si muore di ciò che ci viene fatto” scriveva Bachmann. E proprio la sua scrittura, i suoi versi guidano l’autrice alla bella invenzione drammaturgica dell’incontro con l’angelo. E se fosse una possibile reincarnazione? Quello che è in gioco è il senso della scrittura se, dopo Auschwitz, la Hillesum annotava “…voglio stare in mezzo agli orrori e dire ugualmente che la vita è bella…” …Belle le immagini monocromatiche di Romolo Belvedere proiettate su una parete di piume bianchissime, ma è soprattutto nel ritmo di un dialogo che trova verità profonde e apre ferite, che lo spettacolo trova i suoi momenti migliori. (Titti Danese)

Lucania Roma, 9 giugno 1994
Infrangere il muro anche con un filo

…Arriva come un riconoscimento un giusto tributo alla parola universale del teatro, lo spettacolo che Maria Inversi ha presentato in anteprima….In Al di là del filo la parola diventa segno scenico nella sua coesione più tangibile; ed è tanto forte da fare male, nelle memorie di Auschwitz che avvolgono il clima della prima sezione dell’opera, come pure nella seconda parte, più calma e distesa, ma pur sempre critica e soffocata dalle esalazioni delle ferite sognate. Al di là del filo potrebbe significare anche infrangere un muro che, con grande senso di pulizia e di sottrazione, sulla scena è rappresentato da un fondale di piume bianche, delicato quanto impenetrabile; velo che viene squarciato soltanto, con difficoltà ma puntualmente, dal verbo. Sono parole tese, versi contratti, conati irrisolti, invettive accorate…siano esse i postumi di una malattia dei sentimenti, oppure proprio la realtà delirante della guerra….Al di là del filo è un atto di comunicazione totale, stilizzato e rigoroso, coerente con la premessa di restaurazione linguistica di cui si fa carico. Il testo bilingue, italiano e tedesco, non si offre come una frattura insanabile. Chi non parla tedesco non si sente escluso, perché i toni e le reiterazioni verbali si fondono in richiami continui….una lettura ulteriore tra le pieghe dell’anima…Sulla scena nuda, forse denutrita, le diapositive che scorrono sul fondale piumato si integrano alla perfezione con gli spasimi dei corpi e, all’unisono, come una richiesta urgente di verità. Dopo la guerra, dopo Dio, dopo l’uomo…Corpi simili a sassi prendono forma per dare voce al loro nucleo nascosto che è la preziosa memoria storica della Bachmann e della Hillesum… che vive sferzante nei timbri coloriti di un’esortazione o di una pacata, rivelatoria presa di coscienza, che recita emblematicamente: “Il presente è un bimbo lacero”… (Riccardo Calmieri)

Il Centro L’Aquila, 23 dicembre 1994
Al di là del filo teatro che emoziona

…Per rendere drammaturgicamente efficaci i messaggi della Bachmann, Maria Inversi oppone alla scrittura la forza trascinante che può venire dall’esperienza di una ragazza morta ad Auschwitz, Etty Hillesum, e crea così una duplice realtà femminile, Donna e Angelo. L’una è specchio dell’altra come succede all’Alice di Lewis Carrol, ma anche suo doppio come in alcune esperienze del teatro di Artaud…Uno spettacolo duro, bello e fragile tra i più incisivi e pregevoli visti negli ultimi anni. (Walter Tortoreto)

Sipario

…Maria Inversi, autrice rigorosa e leale ha dedicato alla passione del teatro molti anni della sua vita…Al centro della sua ricerca sono sempre personaggi femminili e oggi ancora due donne straordinarie…che l’autrice fa incontrare con una bella invenzione letteraria, mettendole a confronto nelle loro rispettive posizioni riguardo all’amicizia, l’amore, la morte. Nel testo è in gioco il senso della scrittura, il suo significato “politico”, anche se l’autrice non disdegna degli “a fondo” nelle privatissime emozioni delle due donne… (Titti Danese)

Tiroler Tageszeitung novembre 1995

Al di là del filo…interessante tentativo di presentare teatro in lingua straniera portando uno scorcio di cultura oltre quelle frontiere che nell’era dell’Unione Europea non dovrebbero neanche più esistere: abbattere le frontiere significa anche superare le barriere linguistiche, il che è possibile con la musica e i gesti… (Verena Teissl)

Il Messaggero d’Abruzzo 5 ottobre 1994
Intervista a cura di Barbara Scorano a Inversi

…Angelo (Hillesum) torna su una no land per sfidare il forte impulso verso Thanatos del personaggio Donna (Bachmann) e la coglie mentre sogna prostrata e china su se stessa stanca…Dopo alcune battute tra le due entità (ormai corpo e voce) s’instaura una lotta che vede Donna ferma sulle sue posizioni prive di speranza e Angelo testardamente convinta che l’amore universale e verso l’arte sia la possibilità per l’essere umano e per Donna di ritrovare il senso dell’esistere e del resistere. Donna non riconosce all’amore la capacità di mutare il “destino” dell’essere umano segnato prevalentemente dal potere distruttivo dell’uomo. Per Angelo si può vincere il male amando senza riserve tutto e chiunque, mentre per Donna, dal male si è vinti…Le due autrici per me fonte di ispirazione hanno pagato duramente le loro scelte di coerenza, etica e coerenza- artistica. Ho sentito l’urgenza di ridare loro voce in un’epoca in cui l’uomo tende a nascondere il proprio disagio cercando ancoraggi a ciò che è esclusivamente tangibile…