S'incontrano sul palcoscenico un'italiana, una praghese e un'austriaca. Donne sconosciute al grande pubblico. In comune avevano intelligenza, generosità, idealità, creatività, etica, amore per l'arte e passione che esprimevano nell'impegno civile, nella politica e per cui sacrificarono giovinezza, bellezza, successo e non solo la loro vita. Le univa inoltre un profondo senso di appartenenza ai luoghi che avevano ospitato le loro vite: Venezia, Firenze, Praga e Vienna in cui tutte e tre vissero. Un'intelligenza che permise loro di intuire, in anticipo sui tempi, la situazione in cui stavano precipitando i loro paesi. Donne che non furono sui campi di battaglia contro fascismo o nazismo, ma li combatterono con l'esempio, la scrittura, la denuncia e che pagarono con la vita dei loro figli (Amelia) o la loro vita (Milena e Marianne) ma che fino all'ultimo istante seppero scrivere parole prive di recriminazione e odio. Donne di cui la regia intende raccontare forza, sensibilità, e capacità di trasformare il dolore nel seme che rinnova la vita e le cui ultime parole scritte sono state per i figli, l'amore. Donne che hanno saputo combattere in ogni situazione e condizione con grande dignità, e capaci di non confondere, nonostante l'impegno politico dentro o fuori dai partiti, ideologia con idealità.