Il canto della terra – Ed. Samuele – 2011

Donne in Poesia

a cura di Rossella Renzi per Edizioni Kolibris 

 

Un canto senza tempo, Il Canto della Terra (luglio 2011) di Rossella Renzi

Esce nella primavera del 2011, per la cura di Maria Inversi (Samuele Editore), l’antologia intitolata Il Canto della Terra, che raccoglie le voci di otto poetesse italiane, alcune tra le più note e solide del panorama contemporaneo. I versi di Maria Grazia Calandrone, Carla De Bellis, Gabriela Fantato, Sonia Gentili, Maria Inversi, Gabriella Musetti, Rossella Renzi e Isabella Vincentini si alternano, si richiamano e si respingono, ma soprattutto prendono vita da una radice comune che è la celebre composizione musicale di Gustav Mahler, il Canto della TerraDas Lied von der Erde, una sinfonia per mezzosoprano, tenore ed orchestra, ebbe la sua prima assoluta nel 1911, esattamente 100 anni fa: è dunque uno dei propositi di questa opera in poesia celebrare l’anniversario di un così glorioso avvenimento. Non solo, poiché qui la musica celebra la poesia e viceversa, in un dialogo continuo e potente tra le diverse forme artistiche, che non conosce tempo. In questa composizione Mahler mette in musica i testi riadattati di alcune poesie cinesi – che meditano sulla natura, sul ciclo del tempo, sulla vita e sulla morte- contenute nel volume Il flauto cinese e ordinate in sei canti da lui stesso rielaborati. Diventano queste le sei sezioni in cui si sviluppa l’antologia attuale, riprendendo la medesima suddivisone della sinfonia: Il brindisi del dolore della terra, Il solitario in autunno, Della giovinezza, Della bellezza, L’ubriaco in primavera, L’addio. Un canto complesso e unitario allo stesso tempo, in grado di sfiorare numerosi temi della poesia al femminile, accanto ai grandi turbamenti dell’animo umano, che non conoscono genere, che non conoscono tempo.

Ecco un breve passo tratto dalla prefazione di Wilhelm Pfestlinger edi seguito alcuni testi dell’Antologia:

Il Canto della terra, come ogni creazione artistica importante, conferma la definizione che lo stesso

Mahler diede delle sue opere sinfoniche: “Scrivere una sinfonia vuol dire costruire un mondo.” Questo libro mi sembra il tentativo di otto valenti poete italiane di aprirsi nel loro cantare al cantare della terra. Realizzano l’intenzione al dialogo con un lavoro avvincente che si misura anche con il passato. Cercano il linguaggio, il suono definitivo, vero, eterno, utilizzando la musica di un compositore austriaco dell’inizio del novecento. Scrivono se stesse incontrando, parlando, sentendo, vedendo, litigando, familiarizzando con questo compositore. Il compositore austriaco necessariamente diventa il “Gustav Mahler di otto poete italiane”, così come Li-Po e Wang- Wei si sono trasformati attraverso pessime traduzioni romanticizzanti nel Li-Po e Wang- Wei di Gustav Mahler e poi ancora negli autori cinesi dei testi modificati dell’opera Mahleriana Il Canto della Terra.

Il Canto della Terra  a cura di Maria Inversi

Otto Poete italiane interpretano i versi e la musica di Gustav Mahler di Luca Benassi (pubblicato su Noi Donne ottobre 2011)

In epoche antiche la divisione di poesia e musica, come forme d’arte diverse e separate, era cosa difficilmente comprensibile. Chi si accingeva a comporre versi doveva necessariamente avere competenze tecniche e musicali. Il Canto della Terra, a cura di Maria Inversi, prefazione di Wilhelm Pfestlinger (edizioni Samuele Editore), è un’antologia costruita sotto traccia all’omonima sinfonia per contralto, tenore  e orchestra di Gustav Mahler (composta nel 1908). Ogni leader che raccoglie i contributi di Maria Grazia Calandrone, Carla de Bellis, Gabriela Fantato, Sonia Gentili, Maria Inversi, Gabriella Mussetti, Rossella Renzi, Isabella Vincentini propone, nel libro della Inversi, stralci dai testi di Li-Po e Wang-Wei… Si tratta di un canto fatto di bellezza, giovinezza, solitudine, dolore, il canto dell’ubriaco, della nascita e dell’addio. Temi che travalicano i secoli e i continenti, ma che le otto poete interpretano con una percezione contemporanea e palpitante della realtà, innestando sulla sensibilità maschile quella femminile, conciliando opposti e differenze, ricercando il maschile del femminile e il femminile del maschile in un’inedita, coraggiosa polifonia nella quale i singoli io lirici si sgranano a favore di una compattezza musicale e poetica.  (Sintesi dell’articolo a cura dell’autrice)

IL GUSTAV MAHLER DI OTTO POETE ITALIANE

di Fabrizio Fantoni

Era il 1909 quando Gustav Mahler, durante un soggiorno a Dobbiaco, completò la composizione  di  quella che lui stesso definì come “la musica più personale che io abbia mai scritto”: “Il canto della terra”.

Composta durante il periodo più turbolento della vita dell’autore segnato dalla morte della figlioletta di quattro anni, dall’inasprimento degli attacchi di matrice antisemita – che gli comportarono la perdita dell’incarico di direttore della Hofoper- e dalla diagnosi della malattia cardiaca che di lì a poco lo avrebbe portato alla tomba, “il canto della terra” è espressione della profonda tristezza del compositore che rassegnato osserva il tracollo della sua esistenza giunta ormai al termine. “Cupa è la vita, è la morte” si legge nel primo lied: vita e morte appaiono fin dall’inizio come elementi centrali di una sinfonia in cui la sonorità della parola poetica ( quella delle sei poesie pubblicate nel 1907 con il titolo “il flauto cinese” ) e il ritmo della musica si compenetrano vicendevolmente raggiungendo una sintesi perfetta.

A sottolineare il forte legame che unisce la poesia alla musica di Mahler interviene -in occasione dei festeggiamenti per l’anno Mahleriano- l’antologia  curata da Maria Inversi intitolata  “Il canto della terra” (Samulele Editore, € 13,00)  in cui otto poete italiane ( Maria Grazia Calandrone, Carla De Bellis, Gabriela Fantato, Sonia Gentili, Maria Inversi, Gabriella Musetti, Rossella Renzi e Isabella Vicentini ),seguendo l’ordito di una partitura fatta di affinità e risonanze danno, con i loro versi, nuova voce all’opera del grande artista austriaco.

Un libro, quello curato dalla Inversi, che non vuol essere una riscrittura dell’opera di Mahler, ma che, al contrario, si propone come una riflessione sulla condizione dell’uomo sulla terra.

Ne esce un canto sostenuto dalla consapevole perdita da parte dell’ essere umano di ogni contatto con la realtà, con gli oggetti che lo circondano e che compongono il suo mondo. La terra che ha generato l’uomo è ora divenuta per lui prigione, luogo di solitudine e malinconia.

Si leggano, ad esempio,  i versi di Sonia Gentili: “ […]è il mondo:/ ha mura fiammeggianti/ ha laghi dove annegano cavalli/ tristi come salme di guerrieri/ ed ha la malinconia della tua fronte/ di invecchiato, piccolo/ soldato senza lacrime, violata/ e venuta al mondo dalla morte […]”.

Si avverte nei componimenti che formano la raccolta, la precisa cognizione della vita e della morte, dell’universale presenza del dolore e del magro risarcimento che viene dai fugaci momenti di felicità. E’ il caso dei bei versi di Gabriella Musetti: “[…] Ogni violenza remota o vicina sempre/ affatica un respiro di terra un alito/ tace si sperde in frantumi./ Ho voglia di piangere ma le mie lacrime/  rompono bolle di fiato amaro come uccelli/ che stridono in cielo. Chi potrà dimenticare/ la voce fresca del vento la sera/ dei sussurri amorosi il buio amico/ dei bambini gli scherzi le risa/ e quella fragranza odorosa/ che invade le strade/ le case i cantucci nascosti?”.

Eppure, questa vita ormai sprofondante, appena intravedibile nei suoi residui è ancora vita. L’uomo la osserva nel suo fluire a volte imprevedibile nella consapevolezza che il senso più profondo dell’esserci  non è altro che un perdersi per poi ritrovarsi. Scrive Gabriela Fantato nella sezione finale del libro intitolata “L’addio”: “ Slitto nel punto dove sono/ solo acqua di un’acqua,/ prima che sia alto/ l’urlo dentro il mondo./ Sotto, là sotto c’è un perdersi/ e ancora ritornare”.

Ed è proprio in questa  irrisolta tensione fra  l’inesausto bisogno di assoluto e la percezione dell’intrinseca infelicità dell’uomo  che nasce il filo più teso e drammatico di questo canto della terra.